Meo Patacca, un ristorante che rispecchia un angolo della Roma passata.
Il fondatore di Meo Patacca Remington Olmested noto attore e romano d’adozione, nel 1959 ebbe la magnifica idea di ricreare un piccolo pezzo della capitale risorgimentale nel cuore di Trastevere e lo fece rispettando fedelmente ed in maniera verosimigliante quella che era un’antica taverna dell’800.
Come luogo scelse Piazza dei mercanti e non lo fece per puro caso ma perché quella piazzetta era il punto di incontro di coloro che passavano gran parte della loro vita in mare approdando nel vicino porto di ‘Ripa Grande’.
L’attività vera e propria non cominciò subito ma un anno dopo ed attualmente il ristorante è una piccola opera d’arte dove tra i commensali che spesso vi transitano, vi sono pregevoli personaggi dello spettacolo come attori, letterati, comici e star di grande fama.
Il ristorante è apprezzatissimo perché unico nelle sue prestazioni.
Durante il pranzo o le cenette ci sono musicisti professionisti che si occupano di far aleggiare nell’aria note tipiche dei rinomati stornelli romani che abili cantori si premurano di proporre agli ospiti.
Tra battute e canti tradizionali complici accurate illuminazioni di lumi a gas e padelle ad olio, si ricrea l’atmosfera tipica di una taverna ottocentesca.
Grazie ad una documentazione eccellente di istantanee, i proprietari hanno allestito un angolo dove è possibile visionare delle foto d’epoca che raccontano di illustri personaggi dello spettacolo passati in quel posto caratteristico ed ospiti d’onore in quella trattoria che oggi è per antonomasia, il locale più ambito della vecchia Trastevere.
Una tradizione culinaria che Meo Patacca ha conservato negli anni. I romani da sempre hanno saputo accostare colori, sapore e gusto e Meo Patacca è la prova inconfutabile.
I cuochi del locale sfruttano gli elementi della terra donando alle pietanze, una magnificenza riconosciuta in tutto il mondo.
Il pane viene posto al primo posto nella lista di quegli alimenti genuini poiché apprezzato sia sulle tavole della plebe che su quelle dei ricchi.
E’ nota l’abitudine dei romani accompagnare le pietanze con il pane ma è anche risaputo che la pasta creata con quella farina pura e genuina è la regina della tavola romana.
La capitale si può annoverare senza ombra di dubbio in quelle città che sono state la culla della pasta specialmente nel dopoguerra dove le raffigurazioni di famigliole serene sedute attorno ad una tavola imbandita con una fumante pirofila di pasta, sono la prova evidente che Roma amava queste scene di vita quotidiana.
Scene che si differenziano poco da quelle antiche di massaie e mariti lavoratori che si sedevano la sera a gustare quei piatti semplici e caratteristici che univano in un intrigante intreccio, la cucina ebraica con quella romanesca .
Ambientazioni diverse, più umili, ma che riscontrano lo stesso amore per quei piatti poveri ma saporiti e provenienti per la maggior parte da ingredienti del vicino mattatoio.
Non di rado infatti, i lavoranti venivano pagati con un misero salario settimanale che veniva aggiunto a scarti di animali detti il ‘quinto quarto’ che le loro mogli trasformavano in pietanze di eccezionale bontà.
Si trattava di trippa, coda, lingua, mammelle, cuore, fegato, milza, animelle e quant’altro che con maestria diventavano piatti succulenti.
Erano serviti in cocci quasi sempre con i ceci ed aprivano il pasto della sera di quelle umili famigliole.
Meo Patacca ha voluto conservare questa tradizione culinaria che riporta indietro nel tempo e da tanti anni le pietanze incontrano il favore del pubblico perché dimostrano che è stata data la preferenza agli ingredienti locali e stagionali prediligendo sapori genuini e sani.
La filosofia della nota taverna è quella di valorizzare la storia gastronomica romana perché l’arte culinaria a Roma rappresenta quasi una forma figurativa e riveste un ruolo fondamentale.
L’obiettivo è quello di ricreare quei piatti di un tempo senza alterarne il sapore ma cercando di accontentare palati raffinati e quelli più semplici.
La coda alla vaccinara è il tipico esempio della fedele riproduzione di un piatto molto ambito e nato nel quartiere popolare dei ‘vaccinari’ ossia i lavoranti addetti alla macellazione dei bovini.
Ancora oggi da Meo Patacca si cucina una coda insaporita con trito di verdure e pomodori pelati.
E la pasta, la regina della capitale è una delle pietanze più prelibate che Meo Patacca propone ai suoi innumerevoli clienti.
I bucatini all’amatriciana sono l’emblema di quel menù ricco e prelibato. Ancora si cucina con il guanciale nostrano ed il pomodoro fresco con un’abbondate spolverata di pecorino romano e grani di pepe nero.
Ma nelle cucine di ‘sor Remy’ ci si appresta a cucinare gli spaghetti alla carbonara, gli gnocchi alla romana, la pasta alla gricia, la pasta con le fave, i tonnarelli cacio e pepe e tanto altro.
Piazza dei mercanti non è stata scelta a caso. Se il simpatico ‘ Sor Romy’ così come viene affettuosamente chiamato Remington Olmested voleva ricreare un angolo simile a quello risorgimentale, bisogna ammettere che ci è riuscito perfettamente.
Nel suo locale si respira la storia antica della città e nonostante le strade di Trastevere negli anni siano state allargate, si nota sempre quel dedalo di viuzze contornato da piazzette ricche di sampietrini che ricordano le vite popolane.
Attualmente, il quartiere Trastevere è il fulcro della vita notturna ed enogastronomica romana.
Impossibile non fermarsi da Meo Patacca se un giorno si dovesse visitare quel cuore di Roma che riesce a far comprendere appieno il significato di ‘Città eterna’.
Molte persone visitano la Chiesa di Santa Cecilia che si trova proprio di fronte al ristorante e che è una dei monumenti più belli della città.
Sarebbe un peccato non abbinare la visita ad una salutare ‘mangiata’ anche perché le prelibatezze della cucina di Meo Patacca hanno fatto il giro del mondo!
Specialmente di sera quando la movida capitolina si scatena, Meo Patacca diventa il locale più affollato e la gente gusta con piacere l’abacchio alla cacciatora, l’agnello alla scottadito, il saltimbocca alla romana e la rinomata ‘ciumacata’ ossia le lumache al sugo.
Piatti di lodevole qualità e dalla quantità addirittura ‘imbarazzante’ che annaffiati da un delizioso vino locale, vengono apprezzati dai residenti e dai turisti che godono di quell’atmosfera allegra fatta di sana ‘caciara’.
I cantori romani regalano alla serata quel tocco imperdibile di foggia antica che fa apprezzare ancor di più il locale.
Insomma è rigoroso fermarsi a mangiare almeno una volta da Meo Patacca per provare i piatti sani e genuini di un tempo e per godere di un clima divertente e folcloristico.