Come viene fatto il collaudo caschi moto per l’ omologazione? Il casco è un oggetto fondamentale per il motociclista, in quanto lo scopo è quello di preservare la testa, in caso di caduta.
Nonostante i costruttori utilizzino tecniche di assemblaggio e materiali differenti, la progettazione dei caschi deve tener conto dei criteri di omologazione europea ECE 22-05, questa prevede vari test di laboratorio che simulano differenti cadute, alcuni crash test vengono effettuati fissando il casco ad una falsa testa provvista di accelerometri che inviano i dati al computer, la simulazione consiste in una serie di cadute effettuate da circa 3m di altezza, al termine delle quali il casco sbatterà contro un’incudine, sul lato frontale, laterale destro e sinistro, superiore e posteriore e in caso di casco integrale anche sulla mentoniera.
I dati registrati dal computer saranno:
– velocità di caduta: Compresa tra 7,50 e 7,68 millisecondi
– picco di decelerazione: la decelerazione subita dal casco all’impatto con l’incudine, non deve superare i 275 g (accelerazione di gravità)
– valore HIC (Head Injury Criterion): è il valore più importante e viene stabilito da una formula inserita nel computer, che determina l’energia cinetica della testa al momento dell’impatto, il valore non deve superare la misura di 2400.
In seguito ai test effettuati, per ottenere il numero di omologazione, deve rivolgersi ad un ente riconosciuto dal Ministero dei Trasporti e che abbia sede in Europa.
Il numero di omologazione, è quello che appare sull’etichetta che troviamo all’interno del casco, è composto da 6 numeri e 1 o 2 lettere, se l’omologazione è stata fatta in Europa (e sono i caschi accettati per viaggiare in Italia) le prime 2 cifre devono essere 05 le altre 4 cifre saranno il numero di omologazione del casco e le lettere finali classificano il tipo di casco J (casco jet) P (casco con mentoniera protettiva) NP (casco con mentoniera non protettiva).
Quando si ottiene l’omologazione del casco, la ditta produttrice deve richiedere le etichette all’Associazione Nazionale Costruttori Motocicli ed Accessori (ANCMA) indicando il proprio numero di omologazione, la ditta riceverà un primo lotto di 3200 etichette, con numerazione progressiva, anche questo numero apparirà nell’etichetta.
Quando la produzione di 3200 caschi sarà terminata, il produttore dovrà consegnare dai 50 ai 60 caschi, in base al tipo di casco prodotto, all’ente omologatore, questo testerà i caschi con ulteriori test.
Per controllare la resistenza del casco e stabilire se i materiali utilizzati siano immuni da restringimento o dilatazione, a causa delle differenti condizioni climatiche o improvvisi sbalzi di temperature, che possono capitare in alcuni viaggi o durante le differenti stagioni, alcuni test questi sono alcuni dei test da superare:
Prova di condizionamento a caldo: Il casco viene lasciato all’interno di un forno per alcune ore alla temperatura di 50°C, se supera la prova dilatazione, viene effettuato nuovamente il crash test ( di cui abbiamo parlato prima) su un’incudine piatta
Prova di condizionamento a freddo: Il casco viene lasciato per alcune ore in celle frigorifere, alla temperatura di -20°C, anche qui se supera la prova restringimento, viene effettuato il crash test, su un’incudine paracarro (o kerbstone).
I dati dei vari crash test vengono confrontati, soprattutto per controllare la differenza del valore HIC.
A questo punto se supereranno la prova, potranno essere messi in commercio, altrimenti il produttore dovrà apportare modifiche suggerite dall’ente e poi rinviare altri caschi per i test.
In seguito per richiedere un altro lotto di 3200 etichette, se il produttore dispone di un test di laboratorio di routine, potrà effettuare da solo i test e poi richiedere le nuove etichette all’ANCMA inviando un resoconto dettagliato dei risultati ottenuti dai nuovi test.